Com'eravamo – 1 anno fa

Insomma c’era questo ragazzo. Lui si sveglia, una mattina come un’altra, si alza dal letto, va in bagno a lavarsi, si guarda allo specchio, poi si asciuga il viso, e vede la sua mano, o meglio, ci vede attraverso. La cosa un po’ lo sconvolge, ma all’inizio strizza gli occhi, riguarda la mano ed è tutto normale. O così gli pare.
La giornata prosegue, prende il treno, va all’università, cammina per la città alla ricerca di qualcosa, entra in una libreria e un libro gli scivola, per terra, si china a raccoglierlo e casualmente si guarda la scarpa, vuota. O così gli pare, sembra che niente la tenga legata al suo corpo, sembra che dentro non ci sia il piede. Questa volta però non gli basta strabuzzare gli occhi o incolpare le droghe assunte il giorno prima, quando si sentiva troppo solo per resistere a un’altra notte in casa con sè stesso.
Questa volta esce di fretta dalla libreria e corre verso casa, verso quello che sente essere un luogo sicuro, dove niente può fargli del male.
Arriva, si toglie il giubbotto e, un po’ sudato, anche il maglione, va allo specchio e si guarda. La figura intera. Sembra stia svanendo. Si sente trasparente.
Ma cosa succede, perché a me, cosa fare per tornare come prima. Tutte domande alle quali non sa rispondersi.
Gli viene allora in mente che non c’è nulla da fare, che tanto vale confondersi alla nebbia, ma questa soluzione non lo soddisfa per niente, sente che lui nn è nebbia, che così non DEVE essere. Non VUOLE diventare nebbia, aria o acqua, non vuole confondersi con lo sfondo.
Inizia a pensare, cosa fare, come lasciare un’impronta tangibile del suo passaggio. Ma la cosa lo fa incazzare terribilmente, non è possibile che il ricordo subentri con la morte, lui non vuole morire, o qualsiasi altra cosa gli stia succedendo, lui sente che sta morendo ma non vuole, perché confondersi con gli altri sarebbe morte, morte atroce, morte di massa, ODIA questo destino.
Ricomincia a pensare, cosa potrebbe fare, ma tutto quanto gli viene in mente è già successo o è già stato fatto, o pensato o immaginato o desiderato. E lui capisce che sono tutte cose per gli altri, tutte cose che vorrebbe fare per lasciare agli altri un’immagine di sé. E pensandoci capisce che non è questo il suo obiettivo, non vuole lasciare agli ALTRI qualcosa di sé, o almeno, non più.
Lui ora vuole qualcosa per sé stesso, sta sparendo perché dentro di sé è vuoto, è trasparente e il corpo non si confonde tanto con l’esterno, con il contesto, ma il fisico si sta adeguando all’interno. Deve assolutamente trovare una zavorra che lo tenga ancorato a sé stesso.
Cerca tra le sue passioni ma, com’è ovvio, non trova niente.
E scompare.

7 pensieri riguardo “Com'eravamo – 1 anno fa

  1. 24 ottobre, un anno fa…mi accingevo a partire per Santiago…magari non è solo una casualità che dici? Mi ha colpito molto il tuo racconto al limite dell’emozione. Ci sono situazioni in cui la nostra vita sembra non appartenerci ma il fatto stesso che ci fermiamo a rifletterci su ci da la misura di quanto sia impossibile fondarla nel disinteresse verso noi stessi e nella cancellazione del proprio io. Vivere per gli altri è possibile nella misura in cui ci prendiamo cura innanzitutto di noi stessi….

  2. un anno fa.
    col tempo, le cose cambiano per forza. magari al faro ancora non ci sei arrivato, ma dalla nebbia sei uscito. tangibile. tutto ciò che ti circonda costituisce una traccia. troppo tardi.

  3. magari poteva pensare ad un ricordo felice^^ che io sappia fin ora quelli hanno avuto la capacità di far volare,non è detto però che non ne abbiano altre!:P

  4. ancora complimenti, a distanza d’un anno. non ricordavo che avessi scritto sto pezzo. rileggere soltanto le ultime righe m’ha ricordato la sua espressività.

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