La strategia dello struzzo

L’altro giorno stavamo passeggiando per la giungla e abbiamo incontrato uno struzzo. Appena c’ha visto ha cercato di annusarci il sedere, cosa comune tra animali, e appena ha capito che aria tirava, ha infilato la testa sotto terra. Siccome non siamo abituati a vedere struzzi così da vicino, ci siamo incuriositi della faccenda, e pure noi gli abbiamo annusato il deretano, l’unica cosa dell’animale con cui potessimo comunicare. E c’abbiamo anche provato, ma come si sa, un sedere può anche parlare, ma di orecchie manco l’ombra.
Insomma, lo struzzo ci fa capire che è preoccupato, non di noi, ci ha visto in giro e ‘sa’ che siamo brave bestie. No, lui è preoccupato perchè ha visto in giro zebre, giraffe, gorilla, scoiattoli, un sacco di animali che non aveva mai visto e che scopano come ricci (e dalle nostre parti i ricci stanno scomparendo). Era preoccupato che fottendo come animali pungigliosi, questi potessero riprodursi più del ‘normale’ e finire per strabordare. Ha detto che in sogno gli era apparsa una zebra che fotteva con uno struzzo, dando alla luce uno zebrozzo, o una struzzebra, esseri leggendari del folklore struzzesco, portatori di sventura. Invano cercammo di spiegare al piumato deretano che tutti noi discendevamo da scimmie, trichechi, cavallette e rane; saltò fuori uno che disse di discendere dagli unicorni (e per questo era ateo, “Noè bastardo!”). Lo struzzo ci rispose che il passato era passato fino al suo bisnonno, e il suo bisnonno era struzzo, quindi gli struzzi discendono dagli struzzi, vivono nella terra degli struzzi e si riproducono con altri struzzi. Se fosse diverso lui non esisterebbe e il mondo degli struzzi conoscerebbe la Fine.
“…e che male c’è?” pensano in molti, ma nessuno osa, l’uccellone non capirebbe. Uno di noi inizia a spiegargli che non c’è nessun piano ancestrale per la distruzione degli struzzi, anzi, noi amiamo gli struzzi, viva gli struzzi, senza gli struzzi non ci sarebbero le piume di struzzo, le uova di struzzo, il ballo dello struzzo, tutta una serie di cose che arricchiscono tutti noi (chi più chi meno); gli si spiega che anche noi vogliamo salvare gli struzzi, ma che secondo il nostro modesto parere, amputare il pisello a zebre, koala e canguri non ci sembra la tattica migliore. Gli spieghiamo che, sempre secondo il nostro modesto parere, quello che fa di uno struzzo un vero struzzo non è tanto l’enorme didietro che ci mostra da un pezzo, ma quella testa che si ostina a nascondere sottoterra, piena di idee, sogni, visioni di zebrozzi e quant’altro (perchè uno che non è uno struzzo non riuscirebbe mai nemmeno a sognarselo uno zebrozzo).
Non si capisce minimamente se le nostre argomentazioni abbiano colpito nel segno, ormai il poveretto vaneggia di volersi rinchiudere in uno zoo, pensa che in gabbia si sentirà sicuro, tutelato da questa malsana promisquità. Già si immagina quegli stronzi chiusi in gabbia che gli passano davanti, e lui pacifico nel suo piccolo mondo libero di 30m quadrati.
Chiudiamo qui la conversazione con l’enorme deretano, abbiamo letto i giornali e sappiamo che c’è ben poco da fare, chi domina veramente la giungla sono altri struzzi o animali travestiti da struzzi, razza ben peggiore. Mentre ce ne andiamo lo struzzo tiene ancora la testa sotto terra, ma mi piace immaginare che intanto continui a pensare a questo incontro, e che magari un giorno sollevi quella testona bacata, si guardi intorno e se ne vada nel paese delle zebre in cerca dell’amore.

Paolino Paperino Band – Extracomunitario

Note a margine:

  • bello “Before Sunrise” di Richard Linklater
  • la tecnologia non ci fa risparmiare tempo
  • è molto difficile smettere di pensare quando più ci pare, uff…